anno di pubblicazione 2015
pp. 184
ISBN cartaceo 9788899200336
ISBN pdf 9788899200343
Una traduzione implica sempre un doppio percorso: accanto a quello che va dalla lingua di origine a quella di destinazione, se ne muove un altro, più silenzioso e nascosto, che si avventura in senso opposto. Pensare al vasto e multiforme percorso di trasmissione culturale che tra il XV e il XVII secolo ha diffuso la novella italiana in tutta Europa significa riflettere su questo doppio movimento, che rende la traduzione una pratica ben più complessa di una semplice «messa a disposizione» dell’originale nella lingua di destinazione. Questo studio prende in esame il processo di rielaborazione narrativa, stilistica e ideologica cui sono state sottoposte le novelle italiane in età elisabettiana. Che cosa è stato di questi testi al passaggio in Inghilterra? Quando, come e per chi sono stati tradotti? Come sono stati recepiti? Quali pratiche traduttive sono state impiegate e quali strategie retoriche messe in atto per trasporli? Quali teorie della traduzione li hanno accompagnati? C’è stata una precisa politica traduttiva? Con quali scopi? E con quali conseguenze nell’evoluzione dei generi della letteratura inglese? Nel mettere «in English clothes» le novelle italiane, traduttori come Arthur Brooke, William Painter, Geoffrey Fenton, George Whetstone, Barnabe Riche, George Turberville, John Florio si sono trovati a svolgere un’autonoma funzione autoriale, smontando e rimontando liberamente le strutture narrative e l’ordito retorico degli originali, non senza introdurre elementi di novità, poi ripresi nella prosa e nel teatro dell’epoca.